RIFORMA DEL PARCO AGRICOLO

RIFORMA DEL PARCO AGRICOLO

Riportiamo la trascrizione, non perfetta purtroppo, dell’intervento sul Parco Agricolo fatto da Massimo Gatti nel Consiglio Comunale di Paullo del 19-12-24. Il Parco Agricolo è un tema poco conosciuto dalla cittadinanza, eppure è stata un’esperienza per molti versi eccezionale, unica in Europa. Prima per vent’anni sindaco di Paullo, poi per altri dieci consigliere provinciale a Milano, Gatti conosce a fondo il tema e fa un excursus storico di grande interesse per tutti. Sono certo che molti di noi, passeggiando lungo la Muzza verso Villambrera, si siano chiesti come mai, con soli 23 chilometri di distanza tra piazza Marconi e Piazza Duomo, qui, a Paullo, potessero ancora esistere paesaggi così belli e intatti, mentre in altre aree dell’hinterland il degrado è sempre più evidente. Ebbene, molto del merito di questa straordinaria opera di conservazione agro-paesaggistica si deve al Parco Agricolo Sud.


In questo Consiglio Comunale si evidenziano differenze e opinioni del tutto legittime, ma molto distanti, anche se io non ho capito, sicuramente per responsabilità mia, perché nella sua relazione l’assessore Badinjki non ha spiegato qual è la motivazione per cui un ente storico determinante nella storia amministrativa degli ultimi decenni diventi un ente di diritto pubblico regionale denominato ente Parco Agricolo Sud.

Entrando nel merito, il Parco Agricolo Sud nei primi due decenni della sua esistenza è stato una delle intuizioni più alte che la pubblica amministrazione milanese e lombarda abbiano avuto; non a caso tutte le amministrazioni provinciali che si sono succedute fino a quando erano di moda le elezioni, di Centrodestra o di CentroSinistra, o anche quando c’è stato un monocolore della Lega, più o meno hanno perseguito lo sviluppo non di una categoria dello spirito, ma di una cosa che in due decenni ha prodotto un fatto unico in Europa, un parco agricolo di 47.000 ettari. Adesso le aziende agricole mi risultano molte meno di 1400, forse quel dato va aggiornato, ma è stata, ripeto, una cosa unica in Europa. Un parco agricolo, non un parco urbano, 47.000 ettari ai confini della città capoluogo e che non era un giardino di fiori, ma è stato un polmone fondamentale per far respirare questa porzione di Lombardia e che ha dato una caratteristica totalmente diversa a un’urbanizzazione molto più spinta che, ad esempio, c’è stata invece nel nord della provincia di Milano, fino in Brianza. Quindi, come dire, è stato una cosa che ha tutelato l’agricoltura, una cosa che ha cercato per due decenni di determinare uno sviluppo equilibrato.

Ma quali sono stati i fattori di Crisi? Non certo la governance. La crisi del Parco Agricolo Sud nasce da altri fattori. Il Parco Agricolo Sud è stato anzitutto tagliato dalle autostrade. Al di là di come si giudichi la realizzazione della TEEM, il Parco Agricolo Sud ha cambiato profondamente le sue caratteristiche quando è stato tagliato e ridotto a brandelli dalle autostrade che dalla Martesana al sud milanese ne hanno cambiato le caratteristiche. Lasciamo perdere appunto tutto quello che è successo in quella occasione. Il secondo fattore di crisi è stata la scomparsa della provincia di Milano. Purtroppo con una legge Delrio, che adesso viene rinnegata da tutti ma non ci sono autocritiche concrete, la caduta della provincia ha impedito che quella esperienza proseguisse con autorevolezza. E sicuramente oltre a questi due fattori molto vistosi, sicuramente c’è stata anche una situazione di rottura dei meccanismi di quella macchina amministrativa, come è stato detto dagli altri consiglieri: un arretramento e un indebolimento di tutta la struttura organizzativa e tecnica. Per cui ripeto, nessuna pertinenza e nessun potere sulle grandi strutture che cambiavano il territorio da una parte, e lentezze insopportabili sia per le imprese produttive che per i comuni che per i singoli cittadini che per i privati dall’altra.

Le ragioni della crisi non sono quindi metafisiche, però, la risposta qual è? Perché cambiare la governance? Sono gli enti territoriali, i comuni e la provincia, che gestiscono il territorio; la regione ha già un sacco di poteri anche se non arrivassero altri poteri con le nuove autonomie, di cui si parla. Regione Lombardia ha mille modi per intervenire, ha fatto la legge sul consumo di suolo del 2005, tutte quelle relative ai piani urbanistici e paesistici, perché avete lavorato su un cambio della gestione? Ogni volta che Regione Lombardia si è messa d’accordo con il Comune di Milano, Regione Lombardia da 35 anni ha sempre la maggioranza di centrodestra, come chiunque abbia governato a Milano da una parte dall’altra, quando si mettono d’accordo i due enti maggiori storicamente non ne viene niente di fattivo e costruttivo per i comuni del contado, cioè per gli altri 135. Questo avviene in tutti i settori della vita amministrativa per cui, da questo punto di vista, tutto si ripete. Attenzione, non è che con un cambio di governance e un nuova assemblea della comunità (non si parla più assemblea) i problemi si risolvono. Gli agricoltori andavano rafforzati, benissimo, le associazioni, la Coldiretti e la Confagricoltura, ottimo, però, ripeto, non è che si risolvono i problemi perché la maggioranza relativa dei componenti del consiglio di gestione è fatta dai tre delegati della Regione. La natura originaria di una gestione territoriale spetta a chi sta sul territorio: i comuni e la Provincia, e questo viene meno.

Poi c’è la caduta verticale di credibilità, dopo l’esperienza molto negativa per non aver avuto incidenza sulle grandi infrastrutture e sui grandi eventi, purtroppo dico io, perché c’erano proposte alternative. La credibilità è anche caduta perché neanche gli accordi sottoscritti ai tempi del Parco Sud dai comuni sono stati realizzati, dalle grandi autostrade nessun piano paesistico, com’è che si chiamava, piano della forestazione, nessun piano per il trasporto pubblico è stato realizzato. Questo ha dato un colpo micidiale alla credibilità dell’ente parco e anche conseguentemente alle altre istituzioni. Era lì che c’erano i problemi da affrontare, mentre voi discutete di governance guardate che il modello si ripete. Adesso Milano ci ha ripensato, ma doveva essere coinvolta dall’investimento del secolo un’altra volta, quello dello stadio qua a fianco, nel comune a fianco e tranne qualche consultazione del Comune di San Donato, nè Parco Sud, nè Parco Agricolo Sud Milano, né Comuni, nessuno è stato coinvolto per dire la propria, non per decidere, perché ognuno deve avere senso del limite.

E quindi da questo punto di vista io, ripeto, sono molto perplesso su questa missione salvifica. Siccome non giro mai attorno ai problemi io spero che venga fuori qualche provvedimento buono di salvaguardia del territorio. Io sono d’accordo anche perché ho sentito parlare genericamente che adesso c’è una cosa sulla tutela degli ambiti agricoli. Vi ricordo che la provincia diretta da Podestà, quindi centrodestra, aveva concordato con tutti noi di fare in provincia gli ambiti agricoli. Quindi le cose buone si possono fare, cambiare la governance secondo me è un’illusione e forse porterà minor controllo sul territorio e io sono contro, anche se spero che ne vengano fuori dei provvedimenti buoni su cui si possa discutere per l’interesse generale.

Massimo Gatti – Intervento durante il Consiglio Comunale di Paullo del 19-12-24.

Roberto Bellavita

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