UNA NUOVA RUBRICA: Più libri

UNA NUOVA RUBRICA: Più libri

Altri si vantino dei libri che hanno scritto; io sono orgoglioso di quelli che ho letto. (Jorge Luis Borges)

Premessa 
La più grande invenzione dell’umanità non è l’elettricità, non sono le telecomunicazioni, l’informatica o il computer con il quale, peraltro, scrivo. La più smisurata creazione del genere umano è la scrittura e poi il libro per conservarla e diffonderla. Ho passato buona parte della mia vita a custodire, preservare e poi diffondere, divulgare libri. Si può vivere con soddisfazione un tale stato che è molto più di un lavoro, di un’attività continua, ma vi assicuro che tale appagamento è sempre stato pervaso da un esplicito pessimismo venato di malinconia. Ma siccome gli amanti dei libri passano spesso per pedanti saputelli taglio corto, ma non prima di propinarvi una chicca che viene dall’antichità: 

Ecatèo di Mileto è stato un geografo e storico della Grecia antica. Recatosi in Egitto s’era fermato stupito davanti a un portale su cui campeggiava una scritta che egli aveva tradotto in greco così: psychès iatreion, “luogo di cura dell’anima”. Che cos’era mai questa “clinica dello spirito”? La risposta Ecatèo l’ebbe quando vi penetrò: era la Biblioteca di Ramsete II. 

La proposta. Anzi, le proposte 
Circa un mese fa mi sono recato presso la libreria “Il Gabbiano” di Vimercate per assistere alla presentazione del nuovo libro dello scrittore Raul Montanari, “L’amore non è un arrocco”; sottotitolo “Capire la vita grazie agli scacchi” edito da Baldini & Castoldi. 

Conosco Raul da diverso tempo (ahimè quasi venta’anni) e ho presentato diversi suoi romanzi presso la Biblioteca Comunale di Paullo. Sono state occasioni, per me, importanti e coltivo con lui “un’amicizia di penna” che va oltre la penna. 

Questo nuovo libro di Montanari – che consiglio vivamente – è un personal essay che lo scrittore e blogger Dario Voltolini ha definito, da par suo, con semplicità e acume: “Questo libro non è un saggio. Il suo autore sì.” 

In gioventù, Montanari è stato un valente scacchista e questa sua complicata attività gli ha dato lo spunto per concepire una comparazione tra gli scacchi e la vita: le emozioni, i sentimenti e l’amore, i fallimenti e le sconfitte, il destino, i progetti e i traguardi, la volontà e i desideri, la paura e l’audacia. Questo libro non è una trattazione approfondita sugli scacchi né una trattazione superficiale sulla vita. 

Possiamo dire che è un raffinato confronto tra un gioco complesso e la vita di ognuno, altrettanto complessa e problematica. 

Consiglio quindi di leggere questo interessantissimo libro: fidatevi. D’altronde, anche la giornalista e scrittrice Daria Bignardi esorta a fidarvi: “I libri di Raul Montanari? Io li ho letti tutti.” 

Poco prima della presentazione de “L’amore non è un arrocco” di Raul Montanari, mi sono imbattuto, in un angolo della libreria, nel tavolo approntato per esporre e proporre un noir thriller, opera prima dello scrittore Paolo Delmastro. Inaspettatamente, “Il primo cassetto in basso”, questo è il titolo del romanzo edito da Bookabook, è anch’esso costruito sulla ricorrenza e l’intreccio con gli scacchi: sui cadaveri rinvenuti in una calda Milano estiva vengono recuperate le stampe di una posizione di una partita a scacchi. Incuriosito ho acquistato senza farmi troppi problemi il libro, datomi direttamente nelle mie mani dall’autore, lì presente. 

La scrittura di Delmastro è scorrevole e di spessore svelando una notevole capacità narrativa. Ho via via divorato le 275 pagine del romanzo, dall’intreccio inquietante: un vero ed esemplare giallo noir efficace nei dialoghi e nel racconto. L’autore ha le qualità per dare vita ad altre interessanti narrazioni in questo genere letterario. 

Mi fermo qui. Avete sotto gli occhi due interessanti motivi per spingervi a una lettura densa e stimolante. Provate a leggere, sul serio, queste due proposte, le troverete affascinanti. 

In primis, concludo con una citazione del gigante Giacomo Leopardi: “Un buon libro è un compagno che ci fa passare dei momenti felici.” 

In secundis (come dice il commissario Montalbano), termino per davvero con un richiamo che ho utilizzato ampiamente in altre pagine: “Buona lettura”. 

Stefano Rosa

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