Gianpietro Mariani

Gianpietro Mariani

«Ciau Rosa ho tante cose da raccontarti…».

Incominciavano così i nostri incontri nel mio ufficio, in biblioteca, sede della redazione di Comune Aperto.

«Sono pronto, mi dica…».

«Adèss te cùnti… dopu te mèti ti a post tuscòss!».

Il dialetto paullese era la sua prima lingua, poi iniziava a raccontarmi gli ultimi sviluppi delle iniziative, dei programmi e delle realizzazioni di ‘Paullo for Kenya’, anche nella lingua corrente.

Così ricordo – con una certa emozione – Gianpietro Mariani, storico presidente dell’associazione ‘Paullo for Kenya’, che ha contribuito a fondare nel 1997. Benché siano trascorsi 27 anni, l’associazione è una macchina perfetta che non si ferma e continuerà a funzionare, sempre. Nata per aiutare e sostenere l’opera missionaria di padre Giuseppe Boldrini in Kenya, prima a Ulanda e Tonga, poi a Karungu, l’associazione ha provveduto, nel tempo, alla realizzazione di un numero cospicuo di opere: ostelli per orfani, scuole dell’infanzia, primarie e secondarie, scuole professionali, scuole per ragazzi disabili, pozzi per l’acqua potabile, acquedotti e dispensari medici. Un’infinità, una massa di opere che per buona parte Gianpietro Mariani ha costruito con le sue mani, nella convinzione di poter contribuire all’emancipazione e al riscatto delle popolazioni keniote, e mosso, sopra ogni cosa, dalla semplicità del ‘fare’. Ciò che ha fatto per gli altri, in Africa, durerà per sempre.

«Torno adesso da Odendo… Ho un casìn de foto, te le faccio avere…».

Purtroppo, anche se allora Comune Aperto era in formato tabloid, c’era spazio solo per due o tre fotografie delle opere realizzate. Peccato, a volte le immagini raccontano con più precisione i fatti.

Ho memorizzato il sorriso, i modi di fare e pensare di quest’uomo semplice: genuini, alla buona, il tutto protetto da una buona dose di ironia, che non guasta mai. Tuttavia, Mariani è stato un uomo originale, autentico, soprattutto audace.

Per ciò che è stato, per ciò che ha realizzato sarà ricordato per sempre.

Impossibile dimenticarlo e la ‘sua’ Africa non lo farà mai.

Stefano Rosa

Stefano Rosa